Osservazione di fenomeni di interesse

Osservazione di fenomeni di interesse

26-28 Aprile 2019

In questi giorni sulla stampa locale ha fatto molto discutere la comparsa, la mattina del 27 Aprile, di una macchia nella parte nord del lago. Tale evento fornisce un’occasione per gettare uno sguardo sul complesso campo delle correnti del Lago d’Iseo e per apprezzare l’importanza di un costante monitoraggio al fine di comprendere gli eventi che interessano il lago. Useremo i dati ripresi dalle nostre stazioni di misura per fornire una chiave interpretativa, molto semplificata, di quanto accaduto.

Nel periodo dal 24 al 28 di Aprile si è sviluppata una piena dell’Oglio, mostrata nell’immagine seguente (fonte ARPA). Un volume minore è entrato dal Canale industriale, non considerato nel seguito di questa analisi. La piena ha avuto un colmo principale di circa 100 mc/s nella notte del 25 Aprile. Si può stimare che la piena abbia portato nel lago circa 10 milioni di mc di acqua. Naturalmente l’acqua dell’Oglio in tale situazione porta con sè sostanze sospese che la rendono torbida. Ciò è evidente dall’immagine seguente, che mostra l’Oglio, torbido, in ingresso al lago il giorno 25 Aprile alle ore 8.40.

Stimando che ogni metro cubo porti con sé 100 g di sostanze sospese, la piena ha portato nel lago almeno 1000 tonnellate di sostanze sospese. Se queste derivassero totalmente dall’erosione dell’alveo, corrisponderebbero a circa 500 metri cubi di terreno eroso. Si noti che la torbidità dell’Oglio, ben visibile all’ingresso del fiume, è solo debolmente visibile sulla superficie del lago (si veda immagine sotto riportata, ripresa il 25 Aprile alle 10.10, in fase terminale della piena). Ciò accade poiché l’acqua del fiume sta entrando sotto la superficie del lago, presumibilmente a circa 5-10 m di profondità.

In altre parole, l’enorme quantitativo di sostanza sospese è in questa fase “nascosto alla vista” e costituisce una lente sottile con spessore di 1-2 metri ed estensione presumibilmente limitata alla zona nord del lago, appoggiata ad una superficie che chiameremo termoclinio, posta ad una profondità di circa 5-10 metri come rappresentato dall’immagine a fianco.

 

 

Nella notte e prima mattina del 26 Aprile, è cominciata una fase di risalita di qualche metro del termoclinio che ha quindi indotto una prima parziale emersione nella zona nord della lente di torbidità, come mostrato nella figura a fianco. L’immagine  mostra come si presentava la superficie del lago la mattina del 26 Aprile alle 11.25. E’ evidente la velatura dell’acqua dovuta all’emergere della torbidità.

 

 

 

A questa fase ha fatto seguito, dalla tarda mattinata alla fine pomeriggio del 26, un abbassamento del termoclinio di 4/5 metri. Ciò ha stimolato un ingresso di acqua superficiale, non torbida,  con correnti da sud provenienti dalla zona centrale del lago. Ciò è evidente nell’immagine del 26 Aprile alle 16.40 (in basso a sinistra) che mostra l’ingresso  di una massa superficiale di acqua più scura proveniente da sud nella massa torbida superficiale. Infine, dal pomeriggio del 26 fino a tutto il pomeriggio del 27 si ha avuto un’ultima forte risalita del termoclinio. Ciò ha determinato una più netta emersione della lente di torbidità e, contestualmente, forti correnti verso sud connesse allo spiazzamento dell’acqua superficiale. L’immagine in basso a destra mostra come si presentava la superficie del lago alle ore 7.45 del 27 Aprile.

Le correnti verso sud hanno quindi determinato l’espulsione nella stessa direzione della massa di sostanze torbide precedentemente emerse, ripresa dalla fotografia che è circolata sulla stampa (foto seguente, mattinata del 27 Aprile).

Sono ora opportune due precisazioni: 1) come facciamo a sapere che il termoclinio si è mosso nella maniera descritta; 2) se la macchia possa essere determinata dalle ceneri dell’incendio di Rogno. La risposta al primo punto è data dalla interpretazione dell’immagine seguente, che mostra la variazione nel tempo delle superfici isoterme all’interno del lago, misurate alla stazione galleggiante trentapassi e dove la linea nera rappresenta la linea a temperatura 10.5 °C. L’interpretazione  tecnica di questa immagine, che va oltre la nota divulgativa, evidenzia le oscillazioni descritte.

Per quanto riguarda il secondo quesito, la risposta non può che essere più sfumata: no e si nel contempo. No, poiché le valutazioni sopra riportate hanno mostrato quali masse di materiale siano necessarie per ottenere la nuvola di torbidità che ha interessato il lago nel corso della piena. Queste masse sono presumibilmente molto superiori a quella della cenere rimasta sul terreno al termine nell’incendio. Tuttavia, nel contempo, è ragionevole ritenere che le ceneri dell’incendio di Rogno siano finite nel sistema fognario misto di Rogno e da qui siano defluite nel lago. Esse hanno quindi contribuito,  seppure in misura parziale, al manifestarsi del fenomeno. In effetti, è opportuno sapere che durante eventi meteorici intensi quasi tutto il reticolo fognario del bacino della Vallecamonica e del Sebino, viene letteralmente lavato dall’acqua di pioggia e il risultato sversato nei corsi d’acqua e da questi nel lago.

Un ultima osservazione: poiché è possibile mettere in atto interventi tecnici sul sistema fognario che impediscano il ripetersi di questa continua commistione tra acque di fognatura e acque superficiali, speriamo in futuro di poter dedicare spazi di approfondimento per discutere di questi interventi, a miglioramento delle condizioni di vita di tutti.