Batimetria lago Iseo
Nel 2008 il Consorzio Gestione Associata dei laghi d’Iseo, Endine e Moro ha dato mandato al gruppo di ricerca di produrre una carta batimetrica del lago di Iseo in grado di utilizzare i dati acquisiti nel corso di una recente campagna dalla Regione Lombardia.
La mappa morfobatimetrica è disponibile su richiesta in grande formato (60 cm x 105cm) e ad alta risoluzione e il nostro gruppo è in grado di realizzarne analoghe per altri laghi.
Il primo studio sulla batimetria del lago risale all’Ing. Francesco Salmoiraghi, il quale nel 1884 effettuò 268 scandagli, con la finalità principale di chiarirne l’origine limnogenetica. Antecedentemente a tale data si sapeva ben poco della conca lacustre del Sebino. Secondo alcune indicazioni la sua profondità era di 340 metri, raggiunta sotto la rupe Trentapassi, in corrispondenza ad un ansa della vecchia strada Vello-Toline, dove questa è scavata nella roccia precipite sul Lago.
Le misure effettuate dall’ Ing. Francesco Salmoiraghi portarono alla pubblicazione nel 1898 di un ammirevole studio sulla limnologia del Sebino cui l’Autore allegò ciò che modestamente chiamò abbozzo di carta batometrica. Questa carta, per quanto basata su di un esiguo numero di misure (la densità media è di 4 scandagli per km2) era in realtà già in grado di fornire una visione sufficientemente precisa della morfologia profonda del lago. Un secondo studio batimetrico fu poi condotto nel 1966, in occasione del decennio idrologico internazionale, ad opera dell’Istituto Idrografico della Marina. Mediamente furono acquisite 13 misure per km2, che furono utilizzate per la stesura di quella che a tutt’oggi è la carta batimetrica ufficiale del lago.
Infine, nel 2002 la Regione Lombardia ha commissionato la realizzazione di una nuova campagna batimetrica all’Istituto Oceanografico di Trieste. Il rilievo è stato condotto con tecnica multibeam, basata sulla emissione di un ventaglio di impulsi sonori in direzione trasversale rispetto al verso di avanzamento dello strumento, trainato da un natante di cui è nota la posizione istantanea. La profondità viene determinata mediante misura del tempo impiegato da ciascun impulso, riflesso dal fondo, ad attraversare la colonna d’acqua e a tornare allo strumento emettitore. Qualora siano note con precisione le caratteristiche fisiche della colonna d’acqua sottostante, la metodologia presenta un’accuratezza nominale molto elevata come pure elevatissimo è il numero di dati acquisiti. Per la elaborazione di questa carta batimetrica si sono utilizzati i dati originari del rilievo 2002 e i dati aggregati a 5 metri del successivo rilievo di completamento del 2004. I dati sono stati filtrati e infine interpolati ai nodi di un grigliato regolare di passo 2 metri. In definitiva, la carta batimetrica qui presentata è ottenuta partendo da circa 28 milioni di dati, distribuiti in modo non del tutto uniforme, cui corrisponde una densità media di circa 400000 misure per km2.
Sulla carta sono riportate le linee isobate tracciate con interdistanza di 10 m ad eccezione della zona meridionale dove, in considerazione della maggiore estensione areale dei bassi fondali, è parso interessante, almeno fino a 10 metri di profondità, ridurre l’interdistanza ad 1 metro. E’ inoltre mostrata, in bianco, la linea di criptodressione, corrispondente cioè alla porzione del lago che giace al di sotto del livello medio del mare. Infine, per la topografia circostante si è voluto utilizzare lo stesso supporto cartografico che compare nella Carta di Salmoiraghi, il quale modificò la carta allora prodotta dall’Istituto Geografico Militare a scala 1:50000 con aggiunte e mutazioni alla toponomastica locale. Il modello di elevazione risultante fornisce quella che è ad oggi l’immagine più dettagliata del fondo del Lago di Iseo. Esso consente la visualizzazione e l’elaborazione dell’informazione morfologica.
I grafici riportati nella carta batimetrica (Fig. 1-10 della carta morfobatimetrica) mostrano due profili longitudinali del fondo del lago e 9 sezioni trasversali viste da sud e georeferenziate in Figura 13. Al fine di consentire una visualizzazione più significativa, si sono adottate due differenti scale verticali. Sull’asse di sinistra, che corrisponde alla linea a tratto spesso, la scala delle profondità è alterata rispetto a quella longitudinale di un fattore maggiore di 1. In questo modo, lo sviluppo altimetrico sia delle sezioni che del percorso longitudinale risultano più evidenti, anche se si perde la percezione dell’esatto rapporto di forma. Per questa ragione, sull’asse di destra, che corrisponde alla linea più sottile, il tracciato o la sezione sono mostrati in scala verticale non alterata (1:1). Infine, nell’angolo basso di destra delle figure delle sezioni, viene mostrato il confronto della sezione corrente con la massima sezione trasversale (ovvero la sezione 6, in blu), al fine di evidenziare la dinamica longitudinale delle aree disponibili al deflusso medio nel lago. La vista tridimensionale in Fig. 15 ritrae la regione della conoide del F. Oglio e del T. Borlezza vista dal punto rosso di Fig. 13 (si veda anche la sezione longitudinale, Fig. 10, e trasversale, Fig. 9). In tale zona è evidente l’interrimento operato dai due principali immissari. I sedimenti dell’Oglio, in particolare, hanno formato una conoide con rampa discendente a pendenza media del 7% sulla cui superficie si osserva la presenza di alvei scavati dalle correnti di torbida. Da tali alvei sublacuali appare anche chiaramente la tendenza alla divagazione dell’Oglio. Superata la rampa discendente, si arriva al bassopiano centrale (si veda Fig. 16, ripresa dal punto giallo di Fig. 13), ove la lenta sedimentazione ha determinato una superficie pianeggiante, con profondità variabile tra 240 e 250 m in circa 7 km. Si è qui nella regione delle Isole (si veda Fig. 17, ripresa dal punto verde di Fig. 13). Tra i molti aspetti caratteristici di questa zona vi è la separazione del lago, operata da Monteisola, in due rami paralleli posti a quote totalmente diverse (si veda Fig. 10 e Fig. 5); inoltre, si può notare la presenza di una cima sommersa (dai pescatori detta “el gamber”) a nord di Monteisola che eleva il fondo fino a soli 71 metri al di sotto della superficie del lago. E’ qui che nel 1884 il Salmoiraghi perse uno dei suoi scandagli in fase di recupero, deducendone una conformazione aspra e rocciosa delle pareti. Procedendo verso Sarnico, si esce da questa zona attraverso una rampa ascendente, che chiude il bassopiano centrale e prelude al più basso fondale della regione di Iseo e di Sarnico. Completano questa succinta descrizione la curva ipsografica del bacino lacustre (linea blu, Fig. 11) e la curva dei volumi invasati alle diverse profondità (linea arancione, Fig. 11), normalizzate rispettivamente rispetto all’area superficiale del lago, A, e al volume complessivamente invasato V. La prima curva fornisce una visione sintetica della distribuzione areale alle diverse profondità mentre la seconda consente di valutare in quanto tempo, in linea del tutto teorica, verrebbe riempito il lago, supposto inizialmente vuoto, fino alle diverse profondità. A tale proposito, sulla base di una portata media in ingresso dall’Oglio stimabile in 58 m³/s, il tempo di totale riempimento, T, risulterebbe di circa 4.3 anni.
Riferimenti bibliografici:
- Salmoiraghi F. (1898), “Contributo alla Limnologia del Sebino – con un abbozzo di carta batometrica“, Tip. Bernardoni, Milano.
- Bini A., Corbari D., Falletti P., Fassina M., Perotti C., Piccin A. (2007), “Morphology and geological setting of Iseo lake (Lombardy) through multibeam bathimetry and high-resolution seismic profiles”, Swiss Journal of geosciences, 100(1).
La elaborazione della batimetria ha anche portato alla realizzazione di un filmato che presenta una visualizzazione tridimensionale del fondo del lago di Iseo. L’immagine sottostante mostra, ad esempio, una immagine tratta da questo filmato e relativa alla zona settentrionale del lago.